15 Maggio 2025

Lo splendore del museo “Casa Martelli”

Il museo di Casa Martelli merita assolutamente una visita, soprattutto per le sue preziose rarità e per l’atmosfera suggestiva che si respira. A differenza di molti altri musei, qui non si trovano grandi gruppi di visitatori, il che permette di godere appieno dell’autentico ambiente della casa nobiliare.

Casa Martelli è una dimora nobiliare con una storia affascinante, essendo stata abitata dalla stessa famiglia Martelli dal Cinquecento fino al 1986. In quell’anno, l’ultima erede, Francesca Martelli, scomparve all’età di 96 anni senza lasciare eredi diretti. Profondamente religiosa, lasciò in eredità l’intera proprietà alla chiesa di San Lorenzo.

Dopo la sua morte, purtroppo, alcuni oggetti di grande valore, all’epoca non ancora inventariati, andarono dispersi. Per evitare un’ulteriore perdita di questo importante patrimonio, lo Stato italiano acquistò la casa e il suo intero contenuto.

Nonostante la sua ricca storia, Casa Martelli è uno dei musei più recenti di Firenze: divenne proprietà statale solo nel 1999 e aprì al pubblico nel 2009. La dimora è il risultato dell’unione progressiva di diverse case acquistate dalla famiglia a partire dal Cinquecento, fino a formare un complesso esteso quanto un intero isolato, con una superficie di circa 5000 metri quadrati.

Il piano terreno:

Giardino d'inverno

Nonostante le sue generose dimensioni, la dimora presentava una significativa limitazione: l’assenza di spazi esterni come giardini o chiostri. Tuttavia, vennero adottate soluzioni ingegnose per ovviare a questa mancanza:

Il giardino d’inverno: la dimora custodisce un magnifico giardino d’inverno, un ambiente ricreato con la suggestiva tecnica del trompe-l’œil. Questo spazio, dedicato al riposo della famiglia, fu realizzato nel corso del XIX secolo, in piena epoca Romantica, quando la riscoperta e l’idealizzazione della natura erano centrali nel gusto estetico. Il senso di illusione è dato dalle prospettive che ricordano un vero pergolato disseminato di animali ed elementi floreali.

La stanza detta del “Boschereccio”: si può definire una sorta di antenato della moderna Spa.  Si tratta infatti di un ambiente per il relax ed ospita una grande vasca in marmo, concepita per offrire l’illusione di un bagno immersi nella natura. Questa sala, risalente ai primi anni dell’Ottocento, gli angoli furono stondati e la stanza fu interamente dipinta utilizzando così una tecnica che mirava a eliminare gli angoli, creando così un effetto ‘en plein air’ tipico del gusto romantico del tempo. Anticamente, l’arredamento contribuiva ulteriormente a questa illusione, evocando l’atmosfera di un bosco, e persino il pavimento imitava la pietra battuta per simulare il terreno naturale.

La sala da ballo: è pensata come se fosse la piazza di un paese. Sembra infatti un luogo esterno. Ci sono dei portoni, false finestre e falsi balconi ed elementi di illuminazione che ricordano una strada. Il soffitto è leggermente celeste per riprodurre un cielo sereno. I musicisti stavano in balconata e le pietre della stanza erano colorate in modo tale da servire da guida per tutti coloro che non erano molto abili nell’arte del ballo.

Il primo piano:

Il “piano nobile” rappresentava il cuore pulsante dei palazzi storici italiani. Situato tipicamente al primo piano, era riservato alla residenza dei proprietari, la famiglia più importante. Questi ambienti, caratterizzati da soffitti alti, ampie finestre e ricchi decori, incarnavano il fasto e l’eleganza del casato. Il termine “nobile” deriva proprio dal suo scopo: ospitare la “nobiltà”, ovvero i membri più illustri della famiglia.

Lo stemma di famiglia

Entrando al primo piano di Casa Martelli, il nostro sguardo è subito accolto dallo stemma di famiglia, un Grifone rampante dorato. L’esemplare che ammiriamo oggi è una replica, mentre l’originale, testimonianza della scultura di Donatello e quindi di particolare valore, è conservato al Museo del Bargello. 

La vigilanza:

Il soffitto di questa stanza è riccamente istoriato, con una figura femminile vestita di bianco e giallo, allegoria della “Vigilanza”, riconoscibile per la presenza di un gallo, simbolo di allerta, al suo fianco.

La quadreria:

proseguendo nel percorso del primo piano, ci troviamo immersi nella splendida collezione di quadri che raccoglie opere di immenso valore e di diverse epoche. Tra i numerosi quadri, spiccano i ritratti di figure chiave della famiglia Martelli.

Gli inizi della fortuna della famiglia fino all'Illuminismo:

Uno dei primi personaggi importanti della famiglia è Roberto Martelli, figura di rilievo nella Firenze della prima metà del Quattrocento, un periodo segnato dalla divisione tra Guelfi e Ghibellini. La famiglia Martelli si era inizialmente schierata con la famiglia Albizi, anch’essi banchieri, ma grazie ad una saggia scelta di Roberto, operarono un cambio di alleanza, avvicinandosi ai Medici. Questa scelta portò Roberto a ricoprire un ruolo di responsabilità nel banco mediceo di Basilea, e fu proprio una sua intuizione a determinare lo spostamento del Concilio da Basilea a Firenze. Questo evento si rivelò cruciale per la città, che ospitò l’imperatore d’Oriente e numerose altre personalità di spicco, favorendo lo sviluppo dell’Umanesimo fiorentino e il commercio.

Un altro dipinto di notevole interesse, più per il suo valore storiografico che artistico, ritrae la famiglia Martelli nel 1777. Sono rappresentati Niccolò Martelli con la moglie, il figlio Marco e la moglie di quest’ultimo, Teresa Pucci. A Niccolò e Marco si deve la nascita della collezione d’arte di famiglia, essendo stati loro a dare il via al suo accrescimento. L’importanza storiografica del quadro risiede anche nel fatto che la famiglia è ritratta esattamente nella stanza in cui l’opera è attualmente esposta. Alle loro spalle si nota un servitore che offre cioccolata in tazza, un dettaglio che all’epoca comunicava la grande agiatezza della famiglia. Infine, due figure di spalle simboleggiano i numerosi visitatori che già al tempo frequentavano la casa per ammirare la collezione.

La famiglia Medici e i Martelli:

Nella seconda sala della quadreria si trova un soffitto impreziosito da un affresco tardo settecentesco di Niccolò Connestabile, raffigurante il matrimonio di Camilla Martelli con il Granduca Cosimo I de’ Medici. Questo evento segnò il passaggio da un legame inizialmente professionale con la famiglia Medici a un vero e proprio vincolo familiare. Per Cosimo si trattava di seconde nozze; dal suo primo matrimonio con Eleonora da Toledo, un’unione basata sull’amore e dalla quale nacquero undici figli, rimase vedovo prematuramente. La sua relazione con Camilla, inizialmente come amante, fu poi formalizzata grazie al favore del Papa, sebbene il primogenito di Cosimo, Francesco, si opponesse a queste seconde nozze. L’unione fu quindi morganatica, escludendo Camilla da qualsiasi diritto di successione al titolo o all’eredità. Dopo soli quattro anni di matrimonio, Cosimo morì, e Francesco, contro la volontà di Camilla, la costrinse a ritirarsi in convento, dove visse per quattordici anni, progressivamente perdendo la ragione a causa della reclusione.

L’oggettistica della casa:

Nella stessa sala, possiamo ammirare tavoli che testimoniano la maestria nella lavorazione delle pietre dure, un’arte che trovò la sua massima espressione nella Cappella dei Principi e che portò alla fondazione dell’Opificio delle Pietre Dure, istituzione ancora oggi attiva e famosa in tutto il mondo.

Tra gli oggetti presenti, spiccano i piccoli ritratti da viaggio. Questi manufatti di dimensioni ridotte erano particolarmente utili nel Settecento, l’epoca del Grand Tour, quando i lunghi viaggi attraverso l’Europa rendevano difficile mantenere un contatto visivo costante con i propri cari. Questi ritratti fungevano quindi da antenati delle fotografie, permettendo di portare con sé l’immagine delle persone amate.

Un ambiente particolare all’interno della casa è la piccola cappella privata di Francesca Martelli, dove si conserva un raro busto in cera di Scipione de’ Ricci, un membro della famiglia Martelli, giunto come regalo di nozze. La rarità di questo oggetto è dovuta alla fragilità della cera come materiale di conservazione. Scipione de’ Ricci fu vescovo di Pistoia e Prato. Durante il restauro del busto, si scoprì che i capelli della statua sono autentici e presentavano persino tracce di uova di pidocchi, un’infestazione comune in quel secolo, che spesso portava alla preferenza per le parrucche.

È interessante notare che i tre pilastri fondamentali della collezione Martelli furono gli acquisti mirati, le doti portate in famiglia con i matrimoni e gli oggetti d’arte accettati in pagamento da clienti insolventi al posto del denaro.

Il salottino giallo:

Si tratta di un ambiente dove la seta pregiata, prodotta nelle aziende toscane di proprietà della famiglia che allevava direttamente i bachi da seta, riveste interamente le pareti. Questa sala era destinata a incontri importanti, concepiti per garantire un’atmosfera di parità tra gli interlocutori. L’arredamento era studiato per evitare qualsiasi forma di gerarchia, senza troni o sedute più elevate, permettendo a ciascun partecipante di esporre le proprie idee sullo stesso piano. Poteva essere presente anche un pubblico, accomodato sui divanetti, ma senza diritto di parola. In questa sala è custodita una preziosa Annunciazione di Piero di Cosimo, un’opera successiva al Tondo Doni e caratterizzata dalla sua classica forma circolare. 

La visione del mondo:

Sopra al salotto giallo si trova un magnifico affresco di grandi dimensioni che è allegorico dei quattro continenti.

Nel tardo Settecento, la visione del mondo era ancora fortemente influenzata dalle esplorazioni geografiche e dalle nascenti scienze naturali, pur rimanendo intrisa di allegorie e simbolismi. I quattro continenti conosciuti – Europa, Asia, Africa e America – venivano spesso rappresentati artisticamente come figure femminili, personificazioni che ne incarnavano le caratteristiche percepite. L’Europa, ad esempio, era raffigurata come una regina riccamente vestita e ingioiellata, simbolo di potere e civiltà; l’Asia, con tratti esotici e sontuosi ornamenti, evocava ricchezza e mistero; l’Africa, spesso rappresentata con attributi selvaggi o con riferimento alla schiavitù, rifletteva pregiudizi e una conoscenza limitata del continente; l’America, infine, era personificata da una figura più “selvaggia” e indomita, con elementi che richiamavano le popolazioni indigene e le risorse naturali del Nuovo Mondo. Queste rappresentazioni, sebbene artisticamente elaborate, rivelano una visione del mondo gerarchica ed eurocentrica, dove ogni continente era definito in relazione all’Europa e ai suoi valori.

 

Storia di un amore e di uno scandalo:

Infine, troviamo una stanza con un affresco del 1840 che narra una storia di scandalo e di un matrimonio. Su un lato è raffigurato “Amore”, insolitamente senza benda, affiancato da due figure femminili: una che impugna delle briglie, personificazione della “Temperanza”, e l’altra che rappresenta “L’Amore Legale”. L’affresco trae ispirazione da un episodio che coinvolse Marco, il primogenito della famiglia Martelli di quel tempo, il quale si rese protagonista di azioni non convenzionali. Egli si innamorò di Teresa Ristori, una donna di umili origini, un legame malvisto ma in qualche modo tollerato dalla società dell’epoca. La situazione si complicò quando Marco ebbe tre figli da Teresa e, successivamente, decise di sposarla con un inganno. Per celare la sua identità nobiliare, lo sposo fornì un nome falso durante la cerimonia. Al fine di mantenere la finzione e allontanarsi da Firenze, Marco fece costruire una villa nei pressi di Arezzo, dove si trasferì con Teresa e i loro figli.

Tuttavia, dopo alcuni anni, Teresa scoprì la verità e intentò una causa contro il marito per assicurare ai figli il diritto all’eredità della famiglia Martelli. Seguirono anni di processi in diverse città toscane, al termine dei quali il matrimonio, celebrato con false generalità, fu dichiarato nullo, privando così i figli di Teresa di qualsiasi titolo nobiliare.

Come conseguenza di questo scandalo, Marco perse i suoi diritti di primogenitura, e l’eredità passò al secondogenito, Alessandro, il quale contrasse un matrimonio oculato e conforme alle convenzioni sociali, proprio come suggerito dall’allegoria dell’affresco, con l’intento di preservare il prestigio e la continuità della casata Martelli.

La visita avviene in piccoli gruppi di 15 persone (max) ed è guidata dallo staff del museo.
Non è necessaria la prenotazione. I gruppi si formano all’ingresso del museo in base all’ordine di arrivo.

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